I droni e il loro impiego nel contrasto al crimine

Da qualche anno a questa parte i nostri cieli sono solcati da apparecchiature il cui impiego, fino a poco tempo fa, era riservato alle forze militari: i droni, la cui attività affascina e, al tempo stesso, crea una certa inquietudine.

I sistemi di aeromobili senza equipaggio UAS (Unmanned Aircraft System), comunemente denominati droni, intesi come veicoli aerei da combattimento pilotati a distanza, risalgono alla seconda guerra mondiale. Oggi il termine indica velivoli privi di pilota a bordo, che possono essere gestiti da un operatore a terra o muoversi secondo piani di volo prestabiliti e seguendo specifiche tracce indicate dai satelliti.

Questi apparecchi, sin dalla prima comparsa sul mercato, sono stati considerati solo un’evoluzione dei già noti modellini di aerei ed elicotteri. Ben presto, però, hanno mostrato di possedere un notevole vantaggio rispetto ai loro antenati: non solo risultano più maneggevoli, ma possono essere dotati di telecamere in grado di effettuare riprese e foto, anche in alta risoluzione, e di trasmetterle in tempo reale all’operatore o al centro di elaborazione dei dati. Una peculiarità che li rende adatti alle operazioni di soccorso, così come per i controlli di sicurezza. Possono, infatti, essere utilizzati nella sorveglianza aerea, in operazioni di ricerca e salvataggio, per il monitoraggio delle manifestazioni, ma anche per seguire i movimenti di un soggetto sospetto o in fuga.

Tuttavia l’impiego di questi apparecchi deve sempre essere valutato con estrema attenzione, soprattutto a fronte di scenari operativi relativamente complessi. Nel caso del controllo di una manifestazione all’interno di una città un solo drone potrebbe risultare poco efficace. Oltre alla gestione dei droni, quindi, i più moderni sistemi in uso alle Forze di Polizia stanno sperimentando l’acquisizione e l’elaborazione di più fonti di dati, che vengono poi trasformati in informazioni utili per gli addetti alla sicurezza. I droni così, raccolgono un’elevata quantità di dati, che vengono incrociati con quelli ricavati da altri sensori disposti sul terreno, fornendo così informazioni utili, in tempo reale, al centro di comando. Tutto questo permette agli operatori di avere una notevole consapevolezza di quanto sta accadendo, senza essere distratti da informazioni ridondanti, potendosi concentrare solamente sui dati aggregati e rielaborati in forma grafica, visualizzandoli poi su sistemi multimediali, permettendo di assumere, tempestivamente, le decisioni corrette. Un operatore, chiamato ad assumere decisioni in tempo reale su situazioni anche molto delicate, necessita di un’interfaccia grafica semplice, che gli fornisca un quadro completo della situazione e delle sue possibili evoluzioni.

La diffusione dei droni, al di là degli impieghi nel contrasto al crimine, ha imposto la necessità di una regolamentazione sul loro impiego, a partire da una sorta di patente per i piloti. Il permesso di volo SAPR (Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto) viene rilasciato dall’ENAC e prevede, come requisito fondamentale, l’aver compiuto la maggior età e una dimostrazione di conoscenza delle regole e delle procedure di volo applicabili, oltre ad aver partecipato a un programma di addestramento specifico per il modello di SAPR utilizzato. Inoltre sono necessari un certificato medico di seconda classe e una polizza assicurativa per danni verso terzi. ENAC, in linea con altri Paesi Europei, ritiene che gli UAS con massa massima al decollo minore di 250 gr. possano continuare a essere utilizzati senza il requisito dell’attestato.

Occorre ricordare che le sanzioni previste per un utilizzo abusivo dei droni sono molto severe. Questi apparecchi, infatti, vengono equiparati a veri e propri aeromobili, con sanzioni penali e amministrative previste dal codice della navigazione.