Il furto con l’uso di gas narcotico

Quella dei furti negli appartamenti rimane sempre una vera e propria emergenza in Italia. Le tecniche adottate sono le più svariate, ma da qulache tempo desta sempre più preoccupazione l’uso del gas narcotizzante. Quasi sempre di notte, i ladri si introducono all’interno delle abitazioni sfruttando i punti deboli di porte, finestre o balconi. Una volta introdottisi nelle case, sono molto abili a fare poco rumore e rubare quanto di prezioso c’è in giro, senza svegliare i padroni di casa. Per non rischiare, all’occorrenza usano uno spruzzo di gas narcotico e a questo punto ripulire l’abitazione diventa davvero facile. Al mattino ci si sveglia con uno strano senso di torpore, con mal di testa e un forte bruciore alla gola, ma soprattutto ci si rende conto della scomparsa dei più preziosi oggetti personali. Ma i ladri come si procurano questo gas narcotizzante visto che in commercio non si trova niente di simile? Negli Stati Uniti qualche anno fa circolavano delle bombolette per l’autodifesa personale che permettevano di spruzzare un gas nervino ad azione paralizzante, ma le autorità americane ne vietarono la produzione ed il commercio, sia per i potenziali usi illeciti che ne sarebbero potuti derivare, ma soprattutto per la nota pericolosità dei gas nervini sull’organismo umano. L’azione delle sostanze anestetiche inibisce le vie nervose che conducono gli stimoli al cervello, bloccando i meccanismi di scambio fra i neuroni, impedendo che questi comunichino fra di loro. E’ ovvio che prima di sottoporre un paziente ad un’operazione chirurgica che richieda un’anestesia, vengono effettuate varie analisi per determinare i giusti dosaggi necessari all’intervento, in quanto una eccessiva somministrazione delle dosi potrebbe provocare anche la morte del paziente. L’anestesia può essere locale quando il paziente conserva la coscienza, come quella che pratica il dentista prima di un’operazione dentaria, oppure può essere totale con la perdita completa della coscienza e della sensibilità dolorifica e prende il nome di narcosi.

Verso la metà del XIX secolo, gli anestetici impiegati in ambito medico erano l’etere solforico ed il cloroformio, ma attualmente quest’ultimo non viene più usato a causa della sua tossicità. Tuttavia entrambi gli anestetici vengono spesso utilizzati oggi da molti malfattori per vincere la resistenza delle loro vittime, specie in caso di sequestro di persona, premendo sul viso un tampone di garza imbevuto di tali sostanze, fino a far perdere coscienza. I narcotici attualmente più utilizzati dai malviventi sono il protossido di azoto, il ciclopropano, l’alotano, il cloruro di etile, l’isoflurano e l’enflurano. Essi fanno parte dei medicinali in dotazione nei Pronto Soccorso e si presentano in forma liquida in contenitori di vetro. Così come si presentano però, questi elementi sono inutilizzabili per l’uso che vorrebbero farne i malviventi, infatti essi sono costretti ad utilizzarli tramite dei vaporizzatori a batteria, modificati manualmente, il cui funzionamento è simile a quello dei comuni apparecchi usati per inalare farmaci decongestionanti o antibiotici in caso di affezioni alle vie respiratorie. E’ sufficiente versare una piccola quantità di liquido narcotico nell’apparecchio vaporizzatore per diffonderlo silenziosamente e rapidamente all’interno della stanza. La concentrazione di elemento vaporizzato ottenibile in quel modo non è sufficiente a provocare una narcosi profonda, ma riesce a provocare nella vittima una momentanea perdita della coscienza e della percezione dell’attenzione. Subito dopo, entrato all’interno del locale, il malvivente può applicare una garza o un tampone imbevuto di narcotico, poggiandolo sul viso della vittima, facendogli inalare direttamente i vapori, badando poi di arieggiare velocemente l’ambiente per non rimanere egli stesso vittima della sua impresa.

In Italia i farmaci anestetici sono vendibili solo dopo la presentazione di speciali autorizzazioni che ne giustifichino l’acquisto, ma purtroppo si sa che tali controlli possono essere facilmente aggirati tramite la falsificazione delle certificazioni. Ben diversa è la questione del protossido di azoto, il quale non è soggetto a particolari restrizioni in quanto essendo un elemento in grado di sopprimere la proliferazione dei microorganismi aerobi (loctobacilli, pseudomonas, salmonella, clostridium botulinum, ecc..), viene spesso impiegato come conservante nell’industria alimentare, in particolare nella produzione di gelato industriale o nell’industria di lavorazione di alcuni derivati del latte. Il Decreto Ministeriale del 27 febbraio 1996 alle direttive n° 94/34/CE, 94/35/CE e 95/31/CE e successivi aggiornamenti, regolamenta la conservazione delle sostanze alimentari tramite l’uso di gas additivi.

Ma come ci si può difendere da un tentativo di furto tramite gas narcotico? Una regola fondamentale è quella di non lasciare mai finestre o porte aperte perchè darebbero ai malintenzionati la possibilità di introdurre la cannula del vaporizzatore e di spruzzare agevolmente il gas nei locali. Un valido supporto potrebbe essere offerto dall’installazione di un impianto di allarme antintrusione, la cui funzione sarebbe quella di dissuadere il malintenzionato dal portare a termine l’atto indesiderato. Per rendere più efficiente un impianto antintrusione si possono utilizzare anche delle protezioni per esterno, in modo da attivare l’allarme già quando un intruso tenta di avvicinarsi ai locali. Ad un impianto antintrusione è possibile collegare poi, anche un rivelatore di gas narcotico, che in caso di presenza di gas, potrebbe generare un allarme acustico, oppure inviare una segnalazione all’Istituto di Vigilanza, al Comando di Polizia o dei Carabinieri.

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